IL FESTIVAL CHE NON C'È
Un esercizio di immaginazione, un atto simbolico, una presenza nell’assenza.
A un passo dal nostro inizio autunnale è arrivata la parola “fine”. Nel rispetto della normativa contenuta nel DPCM del 25.10.2020, abbiamo cancellato 14 spettacoli e progetti.
Entrando nel teatro vuoto, spaesati e amareggiati, dopo tanto sacrificio e lavoro, abbiamo deciso che ve lo raccontavamo comunque, il nostro festival. Come siamo soliti fare.
Vi racconteremo di noi, della fitta rete di esseri umani che operano dietro e davanti le quinte. È il nostro modo di mantenere in vita il lavoro che c’è stato (tanto e di tanta bella gente). Una staffetta in cui hanno corso: artisti, direttori, registi, fonici, project manager, fotografi, macchinisti, uffici stampa, bigliettai, videomaker, light designer, social media manager, volontari, runner, fornitori, stage manager, facchini, traduttori, grafici e tutti i partner.
Dal 27 al 31 ottobre, vi racconteremo il nostro Festival che non c’è.
Qui gli eventi in programma.
Foto e video di Giulia Lenzi. Parole e stomaco di Arianna Martinelli.
Giorno 1 | Martedì
È il gran giorno.
Dopo la dura giornata di allestimento di ieri, Denis convoca in magazzino la tech crew al mattino presto. Una volta caricato il furgone, Emanuele, Alessandro e Pietro ultimano di montare le quinte. La regia viene posizionata in galleria. Il tappeto danza posato nel piazzale sul retro.
Serena accoglie Caterina, Isadora, Maria Luisa, Eliana, Elisa, le partecipanti al laboratorio human-specific del regista Nullo Facchini di Cantabile 2, giunto domenica dalla Danimarca. Inizia la seconda giornata di laboratorio. Stefano va a ritirare le cassa di mele: 250, gentilmente offerte dal nostro sponsor La Trentina – Buona come la sua terra, da donare agli ospiti del festival.
Arianna invia la newsletter del giorno, mentre è già online il primo daily calendar su Facebook.
Il teatro è allestito.
I posti in platea sono stati personalizzati: uno sì, due no, nel rispetto delle normative. È la prima volta dopo tanti mesi che torneremo in teatro: l’emozione è tanta.
La città è invasa dei manifesti illustratati da Serena.
È ora di pranzo.
Incontro Al moro Pergine Valsugana: momento importante di defaticamento e di team building. Graziella è sempre sorridente e non manca mai di chiederci se vogliamo il bis.
Nel frattempo la compagnia Stalker Teatro sta caricando due furgoni a Torino. Attori e regista sono in viaggio: con loro un’enorme testa equina.
Ore 14:00, si torna al lavoro. Arriva Lorenzo Morandini, iniziano le prove. Roberto Cavallini (producer di Altrove Films) e Marco Loss portano le chiavette in teatro: viene fatto il check tecnico. Questa sera ci sarà la selezione di cortometraggi documentari.
Arriva Davide, per allestire la biglietteria. La prova di stampa va a buon fine, speriamo la connessione regga anche quando arriva il pubblico.
La compagnia Stalker batte ogni record di velocità e giunge in teatro per lo scarico dei materiali. Beatrice consegna loro le borsine di benvenuto e li aiuta poi a raggiungere l’Agriturismo Bortolotti dove alloggeranno. Due doppie, una singola. Colazione inclusa, fatta solo di prodotti del territorio.
Lo staff si divide.
Serena accoglie i volontari in Sala Maier. Sono le 18: microfono in mano alla direttrice: “Benvenute e benvenuti a tutti”.
Al via l’inaugurazione della mostra collettiva PAG, dove sono presentati i lavori di A5sensi, Ludovico Tartarotti, Paola Boscaini. Elisa scatta foto agli artisti, mentre Emanuela e Benedetta consegnano al pubblico i flyers.
Non c’è tempo per cenare (quando mai si riesce a cenare prima degli spettacoli?). Alle 20:00 inizia l’iter di accoglienza del pubblico: hanno già quasi tutti il biglietto tracciato con prenotazione.
Silenzio.
Luci.
Musica.
Lorenzo in scena.
Gli applausi confermano il suo talento.
Inizia l’ingresso a teatro. Elisa e Leonardo controllano i biglietti. Erick consegna i fogli di sala. Roberto e Carla salgono sul palco. Sul grande schermo Viva, Riafn, Naturae: all rights reserved, Hoa, La buona novella, Tutto compreso, Wishing well.
110 minuti dopo, il pubblico lascia la sala.
Noi sorridiamo. Stanchi, ma felici.
Inizia il disallestimento.
Ci rivediamo domani.
Giorno 2 | Mercoledì
È una giornata di sole: sospiro di sollievo. Programmare in esterna è sempre un terno al lotto.
Il lavoro inizia all’alba, Franco di Pulinet igienizza gli spazi utilizzati la sera prima. Beatrice allestisce i camerini prima dell’arrivo della compagnia. 9:00 in punto. Eccoli, gli Staker. Occhi che sorridono. Era da luglio che aspettavamo di recuperare la data. Con Alessandro e Denis iniziano il montaggio. Tappeto danza, 2 monitor, macchina del fumo, mixer audio. La testa d’equino spunta dai camerini. Il set up durerà 6 ore.
Serena apre la mostra di PAG: colori che raccontano storie che parlano di sensi, di viaggi e di memorie. Alle 11 l’appuntamento è nelle sale del laboratorio: Nullo ha chiesto l’oscuramente di tre stanze, in vista di venerdì.
Giulia si muove invisibile, documenta il backstage. Arianna le ha chiesto le foto della testa d’equino per Instagram, nel mentre Susanna e Daniele stanno inviando il comunicato e sentendo i giornali: hanno fissato due interviste per Carla.
Pranzo insieme al Moro. Piatti preferiti: i canederlotti e la salsiza de rugant.
Francesca in prova, il campetto da calcio il suo palcoscenico.
In ufficio il telefono non smette di squillare. Problemi con la piattaforma delle vendite biglietti, al solito. “Ha provato a disattivare AdBlock quando procede con l’acquisto?”. Pietro allestisce il porticato: sedie, QR code, balena, stampe braille, cuffiette monouso. C’è tutto, il Museo dell’Empatia di Diana è allestito.
È tempo. Arriva il pubblico. Temperatura, temperatura, temperatura. Gel. Gel. Gel. Un metro, un metro, un metro.
Eccola, Francesca. Intensa. Regala emozioni. Dopo l’esibizione si trattiene a chiacchierare con il pubblico. Noi ci spostiamo pochi metri più in là. Davide sbiglietta, Erik fa sala. Buio.
Una leggera nebbia avvolge la sala. È “la lupa”. Quella nebbia che lambisce le coste dello Stretto. E poi lanterne cinesi, maschere, ventagli, elmi. Eccola, la testa d’equino.
Pubblico in piedi, con la mente avvolta dal mistero, applaude fragorosamente.
Esistiamo per momenti come questo.
A domani.
Giorno 3 | Giovedì
Il giorno che sta a metà.
Un pinguino gonfiabile parte da Roma.
La scaletta del giorno è densa. Tutto lo staff è convocato.
Le Kalakara arrivano in teatro. Beatrice fa firmare DUVRI, autocertificazioni e liberatorie. Il violino di Dorota deve essere appeso. Emanuele sale in graticcia. Alessandro e Pietro scaricano piantane e sacchi di sabbia nel cortile. Susanna stampa i fogli di sala: quest’autunno sono stati fatti con le interviste ai registi curate da Teatro E Critica.
Arianna convoca il team di produzione alle 14. Due le questioni: SIAE e aggiornamento sul laboratorio.
“Ciao Giuliano, abbiamo scoperto ora che useranno musiche tutelate domani”. “Ciao Giuliano, non ti preoccupare per quei testi, faranno la liberatoria”. “Ciao Giuliano, guarda che l’orario va corretto, finisce per le 10”.
Le auto targate Roma vengono accolte da Carla. Dynamis vengono a Pergine ormai da 5 anni, sono di casa: conoscono le persone, conversano al bar, parlano un po’ di dialetto. Il bello del teatro è anche questo, che genera comunità. Domani il debutto.
Jacopo in prova. Ebbrezza distruttiva di una scimmia cappuccina è stato eletto Miglior titolo dell’anno. L’acustica del sax è ottima. Il pubblico lo posizioniamo a cerchio. 40 sedie. Distanziate. A raggera.
Si fa sera. Gaia prende la temperatura. Serena controlla le prenotazioni Eventbrite. Jacopo porta il pubblico nella giungla. La sinfonia del sax si trasforma in scimmia. Armonizza i barriti dell’elefante. Ulula come il lupo. Applausi.
Nel mentre, in teatro, i camerini vibrano di chiacchiericcio: è la prima volta dal vivo dopo tanti mesi.
Davide vende gli ultimi biglietti, poi si fa sala.
Fisarmonica e violino. Voce e movimento. Uno spazio sonoro e mutevole. Le performer indossano i costumi ideati da Marco. Sono ipnotiche.
Elisa scatta dalla galleria.
Applausi. Carla introduce due esprimenti digitali nati durante il lockdown, dalle menti di Azione_Improvvisa Ensemble e Martina.
Disallestiamo.
Il giro di boa è stato fatto.
Giorno 4 | Venerdì
Penultimo giorno. Di già.
Chi vive nel mondo del teatro ha una percezione del tempo insolita: eterna è la programmazione, fugace è l’andare in scena. Nonostante la stanchezza e la tensione, nonostante gli imprevisti e le ore piccole, gli attimi fuggono. Ti ritrovi senza accorgertene a pensare: ma sta già finendo? In quel momento di consapevolezza, vivi ancora più intensamente quel che rimane.
Un problema con le chiavi anima il mattino. Franco non riesce ad aprire il teatro per pulirlo. Arianna inizia a fare chiamate a catena. Beatrice corre in ufficio (forse abbiamo una copia). Ma chi si è tenuto le chiavi ieri? Forse in magazzino? Pietro le trova. Abbiamo un ritardo di quasi un’ora sull’ODG.
Denis parla con Marta delle luci: un piazzato luci freddo su tutto il palco e led da terra rosa antico/blu pastello. Emanuele si occupa della tramoggia. Alessandro del videoproiettore.
Dai piani alti del laboratorio viene chiesto del materiale: torce, piccole lampade elettriche, candele. Per il progetto che debutta stasera. Per fortuna nulla che Serena non riesca a trovare da Italcina. In Sala Maier è finito il materiale promozionale, chi riesce ad allungare una scatola?
Alle 17 i Dynamis fanno una generale, Giulia ed Elisa documentano durante la prova, Carla si confronta con Andrea dandogli i primi feedback.
Davide apre, oggi è un delirio: Il semplice profondo viene venduto solo in biglietteria. Possono entrare cinque persone ogni 40 minuti. Primo turno.
Ambienti scuri, dalle luci soffuse, cinque stanze che mutano a seconda di chi vi interagisce. L’essere umano è la variabile che differisce nel generare esperienze personalizzate.
I fedelissimi giocano d’anticipo. Gianni e Saverio sono arrivati per primi, così da garantirsi la prima fila.
Un pinguino in scena. Una sirena in scena. Un uomo-tucano in scena. Risate in sala.
Solo loro potevano trattare il tema delle plastiche e dei rifiuti con un linguaggio così brillante e accessibile. Il pubblico applaude per molti minuti.
Quanta bellezza.
Giorno 5 | Sabato
Inizia il rush finale. Ultimo giorno.
Denis e Alessandro caricano il furgone con dieci sedie. Ce le hanno prestate i colleghi di Oriente Occidente. Beatrice allestisce i camerini, manca solo da prendere il caffè. Sarà usato in scena.
Oyes partono da Milano, dopo pochi km, un ingorgo in A4. Speriamo il traffico si sblocchi. Intanto il team tecnico inizia il montaggio in teatro: la pianta luci è stata concordata preventivamente.
Ai piani alti, Nullo si confronta con le artiste, dopo la prima replica di ieri sera. Pare siano tutti soddisfatti, anche se qualcosa va limato. Alle 18 si replica.
Susanna accoglie due giornalisti in stazione.
Valeria chiama Arianna: sono arrivati. Ci si dà ormai appuntamento direttamente a pranzo.
Adele e Stefano portano gli strumenti in Sala Maier: sarà là che faranno rivivere la storia con la loro musica. Il pomeriggio è dedicato alle prove di Oyes, mentre si appresta a riaprire l’esperienza multisensoriale all’ultimo piano.
Davide apre la biglietteria per l’ultima volta, mentre Serena comunica i compiti ai volontari. Pietro allestisce meticolosamente sotto il portico il Museo di Diana.
C’è molto pubblico stasera. Questo ci fa sorridere: le persone hanno risposto bene a questo ritorno nei teatri. Noi lo temevamo un po’.
Martina, Francesca, Francesco, Dario, Umberto in scena. Parlano di umanità. Di fragilità. Di solitudine. Di incertezza. Di come siamo stati, di come stiamo ora.
Un sorriso agrodolce si legge negli occhi del pubblico. Ognuno si rivive in un personaggio.
Applausi. “Bravi”, gridano.
VIVA IL TEATRO! Stefano si trattiene con dei giornalisti presenti.
Noi ci spostiamo in Sala Maier. È appena ultimato il sound check.
A Carla il microfono.
“Buonasera, eccoci giunti al finissage della mostra collettiva P.A.G.”
Chiudono l’edizione Adele e Stefano. Riportano in vita Maria Stuarda, fondendo il violoncello all’elettronica. Performano nello spazio dove sono esposte le opere di Ludovico, Paola, Vittoria e Stefano.
Le ultime note. Silenzio. Applausi.
Ed eccola, la malinconia della Fine.