Narrare, ovvero dare una linearità, un tempo e un significato all’accadere è l’unico mezzo che abbiamo per difenderci dal caos. Un’illusione, perché il caos penetra le nostre esistenze e non è certo arginabile, ma l’uomo ha bisogno di raccontare se stesso e il mondo che abita, interpretandolo. Pena la ricaduta nell’oblio e nell’indifferenza. Ma quali forme assume oggi il narrare, quando qualsiasi processo di codificazione della realtà sembra entrato in un corto circuito di senso? Quando le parole sono ovunque, ma non dicono più nulla? Quando si è perso ormai ogni collegamento tra significante e significato?
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